POCO FA FUNZIONAVA, ORA NON PIU’! COSA È SUCCESSO?
Tutti i supporti di memorizzazione hanno una componente elettrica (circuiti) ed elettronica (elementi saldati) molto delicata. Per tale motivo nel corso degli anni, gli sviluppatori delle varie case costruttrici hanno man mano aggiunto dei sistemi di sicurezza e di controllo che regolano e mantengono sotto costante controllo il funzionamento dell’intero supporto.
Solo una parte di tali supporti, in considerazione delle capacità di dati da memorizzare, hanno anche una componente magnetica, o meglio elettromagnetica. L’esempio classico è il disco magnetico di un hard disk, rivestito da un materiale che trattiene fisicamente un impulso magnetico indotto. Tuttavia le tecnologie stanno via via migliorandosi ed i supporti magnetici stanno lasciando il posto ai superchips (stato solido).
Il funzionamento di tutte le parti che intervengono nel processo di lettura e scrittura dei dati, è estremamente complesso ed elaborato, oltre che diverso per produttori e per modelli.
E’ illogico pensare di analizzare questi supporti con cacciaviti, pinze e tester da casa!
Per non rischiare di perdere i propri dati è sempre meglio rivolgersi a esperti del settore, dotati di attrezzature all’avanguardia, sempre aggiornati e sopratutto con la giusta esperienza.
Ognuno di questi supporti va trattato singolarmente e in maniera professionale; capita spesso infatti, che per due hard disk dello stesso modello e che presentano lo stesso problema, la causa scatenante e la soluzione siano completamente differenti, quindi il consiglio è di evitare assolutamente di danneggiare ulteriormente il proprio supporto con tentativi maldestri!
E’ opinione comune che, nel caso ad esempio di un hard disk, se all’avvio comincia a emettere degli anomali ticchettii, si sia danneggiata la testina. Sembrerà strano ma in realtà è davvero bassa la percentuale che vede appunto nella testina la causa di questi strani ticchettii. Molto spesso si tratta di un problema software, o meglio di firmware!
Un hard disk, come un pc, possiede infatti una scheda madre (detta pcb), dotata a sua volta di un bios (rom), di una memoria volatile (ram), di una lista di moduli, ovvero di codici, salvati sul disco. Anche queste componenti possono danneggiarsi e, quando accade, la testina va in loop perché non riesce a trovare le informazioni iniziali necessarie per l’avvio dei processi di lettura sul disco (simile al comportamento di un pc quando il bios, la ram o il file system del disco si danneggiano irrimediabilmente).
Ovviamente non esiste software in grado di accedere a questi codici da solo. Occorrono veri e propri kit molto costosi e complicati da utilizzare, che riescano a comunicare direttamente con i chip saldati sulla pcb, riprogrammandola e risolvendo in questo modo il problema.
E’ SEMPRE POSSIBILE RECUPERARE I PROPRI DATI?
Purtroppo la risposta è: NO! O meglio, NON SEMPRE è possibile recuperare il 100% dei dati!
L’elemento essenziale, che caratterizza la qualità e la quantità dei dati recuperati, è la condizione del disco (per un hard disk) o del chip di memoria (per una scheda di memoria, chiavetta, smartphone). Se questi ultimi non sono danneggiati, è molto probabile che i tutti i dati vengano recuperati, altrimenti sarà possibile recuperarne solo una parte, in pochi e sfortunatissimi casi… nessuno!
COME POSSONO ESSERE CLASSIFICATI I DANNI DI UN HARD DISK?
– danni di tipo elettrico/elettronico (pcb);
– danni di tipo meccanico (testina, motore);
– danni di tipo logico (firmware, bios);
– danni di tipo fisico (lesioni o graffi sul disco).
PROBLEMI ELETTRICI/ELETTRONICI
E’ risaputo che ogni componente elettronico (resistenze, condensatori, diodi, …) saldato sulla pcb ha una sua “scadenza naturale”, dettata dall’usura e dalle temperature di funzionamento. La qualità del supporto e degli elementi elettronici che lo compongono rappresenta l’elemento essenziale che differenzia la durata vitale stimata di questi ultimi.
Una pcb di qualità è più affidabile e riesce a lavorare in maniera ottimale anche a temperature di funzionamento più alte.
Anche l’utente ha un ruolo fondamentale nel ciclo vitale del supporto. Un uso scorretto, come ad esempio estrarre un hard disk dal proprio alloggiamento oppure una chiavetta dalla porta usb, può portare alla lunga alla rottura irrimediabile del supporto.
Proponiamo un elenco, ovviamente non esaustivo, dei sintomi tipici di un hard disk con problemi di tipo elettrico/elettronico:
– l’hd non dà segni di vita;
– quando si tenta di accenderlo si nota del fumo fuoriuscire da uno dei componenti saldati sulla pcb;
– l’hd si disattiva e riattiva ripetutamente, senza preavviso e senza l’intervento dell’utente;
– la lista continua…
PROBLEMI MECCANICI
Problemi di questo tipo si presentano, statisticamente, in maniera meno frequente ed in genere sono dovuti a cadute o urti più o meno violenti.
Anche la temperatura gioca un ruolo fondamentale. Occorre stare quindi molto attenti e controllare, attraverso dei comuni software di gestione delle periferiche, i livelli di temperatura dei vostri supporti.
Il sintomo classico di un problema di questo tipo è il ripetersi continuo e in alcuni casi ininterrotto di ticchettii provenienti dall’interno dell’involucro dell’hard disk, oppure un inquietante suono graffiante o, ancora peggio, un picchiettare violento sul disco.
Un altro tipico sintomo di un problema di natura meccanica è rappresentato dall’emissione di un suono (una nota) ripetuto e incessante, proveniente dalla pcb o dall’interno dell’involucro.
Tale problema è noto come blocco della testina.
In tutti questi casi, ma soprattutto con un violento urto o con la caduta, può accadere che il sensore magnetico, saldato in cima alla testina, colpisca il disco, dissaldandosi in maniera irrimediabile e, come un proiettile impazzito, rimbalzi sul disco in rotazione più volte prima di finire nella parte inferiore dell’hard disk.
In seguito a una caduta dell’hard disk, una zona di un disco magnetico viene interessato da ripetuti urti con la testina. Questo tipo di problema va risolto sostituendo la testina in camera bianca. Esistono vari tipi di camere bianche: alcune grandi quanto interi stabilimenti, altre molto più piccole. La cosa più importante è averne una adatta al proprio carico di lavoro.
PROBLEMI LOGICI
Ogni supporto di memoria, per essere identificato dal sistema operativo, necessita di un proprio mini-sistema operativo, rappresentato dal bios (firmware). Si tratta di un vero e proprio software, registrato sui chip della pcb, che consente di essere riconosciuto e di “comunicare” con altri sistemi operativi.
Subito dopo aver avviato un hard disk, quest’ultimo effettua una fase di test (si comporta come un vero e proprio pc all’avvio) durante la quale il bios della pcb legge alcune informazioni importanti scritte sul disco. Durante tale fase importantissima, se qualcosa va storto, oppure se tali informazioni sono corrotte (settori danneggiati), l’hard disk può, a seconda dei modelli, addirittura auto-disalimentarsi (per evitare danni al disco).
In questi casi occorre intervenire con apposite apparecchiature, molto sofisticate e costose, che ci permettono di intervenire in quelle parti di memoria altrimenti inaccessibili e rimediare agli errori.
In altri casi invece, è possibile che sia il file system a corrompersi.
In parole povere, per poter compattare i dati nello spazio disco messo a disposizione dal supporto, viene utilizzato il cosiddetto FileSystem (i più comuni FAT e NTFS) scritto normalmente nei primissimi settori del disco (o del chip di memoria, per le schede o chiavette usb). La corretta lettura di questo vitale settore fornisce al sistema operativo molteplici informazioni, tra cui il metodo di stoccaggio dei dati, la configurazione del supporto, la sua capacità, il numero di cluster per settore, etc…
Ovviamente, se tali informazioni non sono leggibili oppure sono corrotte, il sistema operativo non sarà in grado di riconoscere e utilizzare correttamente il supporto.
Le cause di eventuali problemi logici sono molteplici, legate comunque a un utilizzo errato del supporto. Disalimentare un disco rigido esterno o una chiavetta durante un’operazione di scrittura, è la tipica azione che implica il danneggimento del FileSystem.
Alcuni virus possono modificare i FileSystem per evitare di essere identificati dagli antivirus.
PROBLEMI FISICI
Quando non è possibile identificare o rilevare un danno che rientri nelle precedenti categorie, il problema è certamente di natura fisica.
Esempi tipici di danno fisico:
-fratture o microfratture della scheda pcb;
-contatti ossidati o saldature sfaldate;
-connettori dissaldati o recisi;
-etc…